Sosteniamo gli oratori. Anche se a qualcuno il gioco può «disturbare»
(di Vittorio Bosio * su Avvenire) Ci sono episodi che per la loro portata sociale fanno riflettere e obbligano ad una riflessione che oltrepassi l’episodio. Allargo perciò l’orizzonte e mi domando: che società è quella in cui il gioco dei bambini disturba gli adulti fino all’intervento sanzionatorio della magistratura? Non voglio invadere campi e competenze altrui. Come presidente nazionale del Csi, scrivo queste righe da responsabile di una proposta sportiva che vuole essere educativa e formativa. C’è ancora chi pensa che lo sport sia un’attività marginale, di scarsa importanza nella crescita delle giovani generazioni? Non credo. Semmai esistono molte persone indifferenti, ma la più parte della gente, immagino, condivida l’assoluta importanza dell’attività sportiva nella nostra società. Tanto più l’attività sportiva cristianamente ispirata. È mai ammissibile che un oratorio debba rischiare la chiusura perché il gioco dei ragazzi provoca disturbo al vicinato? Mi domando ancora: che società stiamo costruendo se trascuriamo o addirittura osteggiamo il lavoro dei parroci, dei curati, degli educatori, degli allenatori che negli oratori sono impegnati per la formazione delle nuove generazioni? Un bambino che va in oratorio viene affidato dalle famiglie ad un luogo sicuro, un luogo di cura e di attenzione che non ha eguali nella nostra nazione. In oratorio il piccolo respira solidarietà, partecipazione, impegno, la prossimità agli altri. Questo bambino costruirà relazioni positive, che lo guideranno per tutta la vita. Se ci sono in lui dei talenti, verranno scoperti e evidenziati. Se potrà crescere sereno, apprezzato, amato, restituirà gli stessi sentimenti. Sarà un bravo meccanico, un esperto infermiere, un professore attento, un ferrato operaio. Sto generalizzando, ma il succo è che le basi sono fondamentali. Quella dell’oratorio è una presenza educativa fondamentale nella comunità, perché l’oratorio è luogo di incontro, di sostegno per le famiglie più fragili, di progetti educativi e formativi. Non serve altro per poter affermare che questa presenza è per il Csi da tutelare e sostenere con ferma decisione. Come? Sicuramente anche con la ricerca di un dialogo con chi non gradisce, per motivi discutibili ma rispettabili, quel “disturbo” che viene dalla presenza giocosa dei ragazzi, ma sempre nella ferma determinazione che questi luoghi educativi e aggregativi vanno protetti e incentivati. Mi ha fatto molto piacere leggere che perfino dei degenti e responsabili di una clinica posta di fronte ad un campo da gioco d’oratorio che aveva provocato il risentimento dei condomini contigui, si sia espressa con favore nei confronti del gioco, “perché quelle grida gioiose allietano e danno conforto ai pazienti”. Vien da pensare al valore sociale e perfino terapeutico della gioia spontanea e contagiosa dei bambini. In una nazione ingrigita che ha tanto bisogno di gente di buona volontà, votata alla cura dei più giovani, non possiamo permetterci di rinunciare alla presenza di luoghi di aggregazione e di gioco, e in primis degli Oratori. Se l’attività provoca un disturbo ritenuto intollerabile bisogna cercare il rimedio, che non può consistere nella chiusura di questi luoghi. Cerchiamo insieme le soluzioni, con pazienza e rispetto. Una società senza questi “disturbi” è sicuramente una società più povera sia in termini sportivi, sociali e culturali. Oserei dire una società più triste e sono convinto che nessuno lo voglia. (* Vittorio Bosio - presidente del Centro Sportivo Italiano)