Oratori, porte aperte al futuro (di Lorenzo Rosoli su Avvenire)
«La qualità dell’educare» è il titolo del corso lanciato da Cattolica e Conferenza episcopale lombarda Un’esperienza di alta formazione rivolta a educatori e coordinatori di oratorio. Il via il 18 gennaio
La società cambia. E si fa più complessa. Così la sfida educativa. Può, l’oratorio, restare sempre uguale a se stesso nel suo servizio al Vangelo, alla Chiesa e alla società? No. Anche perché, da sempre, è luogo che apre le sue porte a tutti. E continua a farlo. Come dimostra la presenza crescente di bambini e ragazzi diversi per provenienza e appartenenza, culturale e religiosa. Per rilanciare la propria vocazione popolare – in uno scenario nel quale i preti che possono dedicarsi esclusivamente a questo servizio sono sempre meno – l’oratorio ha dunque bisogno di nuove alleanze. E di competenze e figure nuove. Come gli educatori professionali retribuiti che – rende noto Odl, Oratori diocesi lombarde – sono stimati in 500, all’interno dei 2.500 oratori della regione. La sfida? Far crescere queste figure sul piano delle competenze scientifiche. Nei contenuti e nei metodi. Ma anche sul piano dell’integrazione nella missione della comunità ecclesiale, della sintonia con il suo progetto educativo, dell’adesione all’identità pastorale e pedagogica dell’oratorio. È per rispondere a questa sfida che – per l’anno accademico 2019-2020 – l’Università Cattolica ha attivato il corso di alta formazione per educatori e coordinatori di oratorio «La qualità dell’educare negli oratori», nato dalla stretta collaborazione tra la Conferenza episcopale lombarda – per il tramite di Odl – e la Facoltà di Scienze della formazione dell’ateneo, con l’apporto degli Istituti di scienze religiose lombardi. «Non un percorso di base ma di alta formazione, il cui titolo ci ricorda che negli oratori già si educa, ma che oggi il problema è la qualità dell’azione educativa», ha spiegato Pierpaolo Triani, professore ordinario di Pedagogia generale e sociale, presentando il corso – di cui è direttore – che prenderà il via il 18 gennaio 2020, con i suoi undici moduli formativi articolati in nove sabati, e proseguirà fino al 9 maggio. In totale 85 ore di attività formativa che comprendono lezioni teoriche e laboratori. Il corso è rivolto a persone già in possesso di laurea triennale o magistrale in campo pedagogico o in possesso della qualifica di educatore socio-pedagogico; ma anche a persone in possesso di altre lauree triennali o magistrali, oppure del diploma di scienze religiose, purché abbiano svolto attività educativa in oratorio. «Di fronte alle problematiche educative di oggi, noi siamo autorizzati a pensare – non a deprecare i tempi o a rifugiarci là dove ci sentiamo rassicurati –, siamo autorizzati a lasciarci interrogare dalla realtà e a cercare un’interpretazione scientifica del disagio e dei percorsi di riscatto », ha detto l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, aprendo in Cattolica l’incontro di presentazione del corso – incontro moderato da don Stefano Guidi, coordinatore Odl e direttore della Fondazione oratori milanesi. «Benvenuti ragazzi e ragazze del nostro tempo, perché voi sarete protagonisti di questo futuro a cui vogliamo dare il benvenuto», ha aggiunto il presule, sempre rievocando formule dei suoi ultimi Discorsi alla città. «Però non tutti i ragazzi e le ragazze di questo tempo hanno un desiderio di futuro o sanno come impegnare il loro tempo e le loro risorse per il futuro», ha riconosciuto Delpini. Ecco dunque l’importanza di questa sinergia fra Chiesa, educatori e università per individuare «percorsi promettenti» in una società «che è diventata complessa, multietnica, multireligiosa». Oggi gli oratori «intercettano tre grandi questioni decisive», ha ricordato il vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’ateneo: l’emergenza educativa; l’integrazione in uno scenario di pluralismo culturale e religioso; il rapporto tra le generazioni. Con questo corso si offre agli oratori «un patrimonio di ricerca scientifica e di competenze che può arricchire la loro attività». «Fortemente radicati nel pensare e nel sentire cristiano, gli oratori sono aperti a tutti e al servizio di tutti », ha insistito il vescovo di Vigevano Maurizio Gervasoni, delegato per la Pastorale giovanile della Conferenza episcopale lombarda (Cel). La sfida è rilanciare e rinnovare questa apertura in un contesto che chiama gli oratori ad occuparsi non solo dei percorsi dell’iniziazione cristiana e della catechesi, ma anche ad offrire servizi di appoggio educativo – dai doposcuola allo sport – e ad accogliere bambini e ragazzi «che altrimenti sarebbero dispersi, senza altri luoghi educativi, o provenienti da situazioni familiari e sociali problematiche», ha richiamato Gervasoni. Ecco, dunque, un corso di alta formazione – ha affermato Lugi Pati, preside della facoltà – che può aiutare gli oratori a riscoprire il valore della progettualità educativa, e nel contempo far crescere professionisti dell’educazione consapevoli del valore e della missione della comunità ecclesiale.