Nei cinquecento anni della sua gloriosa storia l’oratorio si è sempre aggiornato ai tempi. Fedele al Vangelo e alla storia concreta dei tanti giovani che l’hanno conosciuto e amato. Ma parlare così dell’oratorio potrebbe essere fuorviante. Per due motivi. Innanzitutto l’oratorio non esiste come istituzione separata da una comunità cristiana. Il futuro dell’oratorio quindi è strettamente legato al futuro della Chiesa e soprattutto a come la Chiesa intende giocarsi nel suo futuro. È evidente che l’oratorio può nascere soltanto da una Chiesa estroversa che si pone l’obiettivo di conoscere, amare e servire il mondo, come ha lasciato scritto San Paolo VI nel suo testamento. Una Chiesa viva e aperta si interroga sul suo futuro e su come continuare a servire e amare il mondo. Una Chiesa morente pensa che il futuro sia una specie di palcoscenico su cui replicare all’infinito un vecchio copione. Il futuro dell’oratorio dipende da questa scelta. Così pure va detto che l’oratorio è solo uno strumento a servizio di un bene più grande: la vita di ogni giovane. Anche oggi l’oratorio consente alla Chiesa di incontrare e frequentare i giovani per parlare loro di Gesù. Tutte le esperienze raccontate ci testimoniano la passione educativa della comunità cristiana. Oggi avvertiamo il rischio che la generazione giovanile rientri nell’elenco degli scartati sociali. La nostra società preferisce istruire piuttosto che educare, illudendosi che la vita sia un meccanismo programmato e non un cammino di libertà. Questa può essere l’occasione per invertire la rotta. Non sprechiamola! Quindi, più che parlare del futuro dell’oratorio dovremmo ragionare seriamente del futuro dei nostri giovani. E così facendo troveremmo sicuramente il posto dell’oratorio. Come sempre: accanto ai giovani. Ma non da solo: con tanti amici che si prendono a cuore il bene presente, e quello futuro, dei nostri giovani.